Dio onnipotente ed eterno,
che ci doni la gioia di celebrare in un’unica festa
i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo,
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l’abbondanza della tua misericordia.
Ogni domenica proclamiamo: “Credo la comunione dei santi”. Ci raduniamo alla presenza del Signore, ma alla nostra assemblea partecipano anche loro, morti in Cristo ed oggi viventi con Lui. Essi intercedono per noi: la loro volontà è assimilata a quella di Dio. Perciò la festa odierna ci ricorda che non siamo soli: i santi ci trascinano in alto, verso la Vita. La pagina del Vangelo è tra le più conosciute: le beatitudini. Elenco paradossale che disarma la logica del mondo e c’interroga sulla causa della nostra gioia: il benessere, la ricchezza, il piacere, il successo, oppure Cristo, per cui vale la pena vivere e dare la vita? Più si entra in questo testo più ci s’inabissa nel segreto di Gesù. Con le beatitudini Egli ci parla di sé, del suo stile esemplare. La gioia che Lui ci dona è più forte del pianto, della fatica, dell’ingiustizia, della persecuzione. Oggi la santità più diffusa è quella delle lacrime. Eppure l’unica vera tristezza è allontanarsi da Lui. Tutti siamo chiamati. Santi si nasce grazie al Battesimo, santi si diventa con una vita di preghiera e di carità. L’esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati diversi, è sempre fare spazio a Dio, riconoscendolo Padre che ci ama e ci vuole felici. Figli nel suo Figlio, come ricorda l’apostolo Giovanni nella seconda lettura. Allora la santità non consiste nel far cose ogni giorno più difficili, ma nel farle ogni giorno con più amore.
Sr. M. Rosangela Bruzzone