O Padre, che hai esaudito l’ardente attesa del santo Simeone,
porta a compimento in noi l’opera della tua misericordia;
tu che gli hai dato la gioia, prima di vedere la morte,
di stringere tra le braccia il Cristo tuo Figlio,
concedi anche a noi di camminare incontro al Signore
per possedere la vita eterna
A quaranta giorni dal Natale la liturgia celebra quella che in Oriente è detta “festa dell’incontro”. Il figlio di Maria, presentato al tempio secondo le prescrizioni della Legge, entra nella casa del Padre suo e lì incontra il suo popolo fedele, manifestato da Simeone e Anna (Lc 2,22-40). Mosso dallo Spirito, Simeone riconosce in quel neonato il Messia atteso ed innalza la splendida preghiera del Nunc dimittis: “Ora lascia che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. La sua vita è stata una lunga attesa, ha conservato uno sguardo di stupore. La fede sta tutta qui: nell’avere occhi capaci di vedere oltre. Simeone non si sbaglia: la salvezza passa da quel bambino che tiene tra le braccia. La speranza è divenuta certezza, il desiderio è esaudito, il compimento ha assunto finalmente un volto. È l’Antico Testamento che si apre alla nuova alleanza, è la vecchiaia del mondo che accoglie l’eterna giovinezza di Dio.
Verrà il giorno in cui il Figlio non sarà più offerto al tempio, tra le braccia di Simeone, ma fuori della città, sulle braccia della croce: questo mistero gaudioso è un anticipo della Pasqua! La Chiesa è chiamata ad essere queste braccia aperte, disposte ad accogliere la luce della rivelazione di Dio e a trasmetterla al mondo con la testimonianza della vita, fino all’incontro con il suo Signore nell’ultimo giorno.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Incontro
O Padre, che hai esaudito l’ardente attesa del santo Simeone,
porta a compimento in noi l’opera della tua misericordia;
tu che gli hai dato la gioia, prima di vedere la morte,
di stringere tra le braccia il Cristo tuo Figlio,
concedi anche a noi di camminare incontro al Signore
per possedere la vita eterna
A quaranta giorni dal Natale la liturgia celebra quella che in Oriente è detta “festa dell’incontro”. Il figlio di Maria, presentato al tempio secondo le prescrizioni della Legge, entra nella casa del Padre suo e lì incontra il suo popolo fedele, manifestato da Simeone e Anna (Lc 2,22-40). Mosso dallo Spirito, Simeone riconosce in quel neonato il Messia atteso ed innalza la splendida preghiera del Nunc dimittis: “Ora lascia che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza”. La sua vita è stata una lunga attesa, ha conservato uno sguardo di stupore. La fede sta tutta qui: nell’avere occhi capaci di vedere oltre. Simeone non si sbaglia: la salvezza passa da quel bambino che tiene tra le braccia. La speranza è divenuta certezza, il desiderio è esaudito, il compimento ha assunto finalmente un volto. È l’Antico Testamento che si apre alla nuova alleanza, è la vecchiaia del mondo che accoglie l’eterna giovinezza di Dio.
Verrà il giorno in cui il Figlio non sarà più offerto al tempio, tra le braccia di Simeone, ma fuori della città, sulle braccia della croce: questo mistero gaudioso è un anticipo della Pasqua! La Chiesa è chiamata ad essere queste braccia aperte, disposte ad accogliere la luce della rivelazione di Dio e a trasmetterla al mondo con la testimonianza della vita, fino all’incontro con il suo Signore nell’ultimo giorno.
Sr. M. Rosangela Bruzzone