Venga su di noi, o Padre, il tuo santo Spirito,
e con la sua potenza abbatta le barriere che dividono i popoli:
sulla terra si formi una sola famiglia
ed ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore.
Un’attesa di 50 giorni ci ha preparato a celebrare la Pentecoste, il giorno della pienezza in cui il Signore porta a compimento la missione che il Padre gli ha affidato e dona il suo Spirito, affinché il mondo intero possa entrare nella novità della vita divina. Il progetto di Dio è un’umanità redenta, riconciliata, pacificata nel profondo. Gesù ha chiesto per i suoi discepoli il dono dell’unità: pur diversi, possono essere uniti se convergono tutti verso di Lui, partecipando alla sua comunione profonda con il Padre. La comunità cristiana delle origini era un cuor solo e un’anima sola: nell’intreccio di lingue e culture differenti si vinceva la solitudine e l’incomunicabilità, si abbattevano le distanze fra poveri e ricchi, ebrei e pagani, padroni e schiavi. Oggi invece la divisione tra i cristiani è uno scandalo che allontana dalla fede. E il mondo è attraversato da un crescente numero di conflitti. La pace è frutto dello Spirito: per questo la Pentecoste va più che mai desiderata ed invocata.
La solennità odierna c’invita a credere che all’interno del variegato arazzo dei popoli lo Spirito è un instancabile tessitore d’unità. Va scrivendo pagine vive di Vangelo nella vita di tanti giusti sulla terra: nei loro gesti, nelle loro scelte, nelle loro umili vicende quotidiane, nelle situazioni difficili portate avanti con coraggio, dedizione, sacrificio di sé. Perché la società non sprofondi nella Babele delle lingue impariamo allora dallo Spirito il linguaggio dell’amore, che non crea barriere, non rende stranieri, ci fa riconoscere figli e perciò fratelli e sorelle.
Sr. M. Rosangela Bruzzone