Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
I Sinottici riportano tre annunzi della passione, ma solo Marco usa il verbo tipico del maestro: “E cominciò ad insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire …” (Mc 8,31). Sì, la passione di Cristo è un insegnamento: l’ascolto del Vangelo in questa domenica non è una rievocazione storica, pur solenne, ma un evento che ci scuote. Scava in noi una domanda: in questo dramma io dove sono? davanti alle croci, alle ingiustizie inflitte oggi a tanti fratelli e sorelle che cosa provo?
Anzitutto impariamo che la passione è scritta nel piano di Dio, è compimento delle profezie dell’AT. Gesù pronuncia il suo fiat: e noi? Poi vediamo che nel Getsemani Gesù prega e il Padre lo consola. Se anche noi sappiamo sollevare gli occhi a Lui le tenebre si trasformeranno in luce. Non siamo soli: il dolore ci fa un tutt’uno con Cristo. Nella passione Gesù rivela la sua innocenza, la sua obbedienza al Padre, la sua dignità, la sua bontà. Questi devono essere i nostri tratti nell’ora della prova. Il racconto della passione ci dice anche che la potenza di Dio si manifesta nella debolezza. Se noi discepoli vogliamo essere fedeli al Maestro dobbiamo percorrere con Lui la via della croce. Pilato mostra Gesù con il viso intriso di sangue: “Ecco l’uomo!”. Ma il centurione vedendolo morire in quel modo esclama: “Davvero quest’uomo era figlio di Dio!”. Perché non è sceso dalla croce. Per farci partecipi della gloria della risurrezione.
Sr. M. Rosangela Bruzzone