Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Inizia la grande Settimana e la liturgia rallenta il ritmo per farci seguire, quasi ora per ora, gli ultimi giorni di Cristo. Di solito gli uomini cercano Dio nel loro dolore, invocando aiuto. Oggi i cristiani vanno a Dio nel suo dolore. In un’unica celebrazione contemplano l’ingresso di Gesù in Gerusalemme e le diverse tappe del suo cammino verso il Calvario: la cena pasquale, l’agonia nel Getsemani, l’arresto, il processo giudaico, il processo romano, la crocifissione. La processione con gli ulivi non è una ricostruzione folkloristica, ma una professione di fede nell’umiltà di Dio: Gesù va incontro alla morte come un re mite che cavalca un asino, come “l’uomo dei dolori” che ben conosce il patire. La passione non si spiega, si vive fino in fondo. Osanna! È il grido del popolo, di tutti noi: “Da’ la salvezza!”. Solo Dio salva. Con straordinario impatto narrativo Matteo porta a compimento l’annuncio posto all’inizio del Vangelo: “Si chiamerà Gesù: infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Così dice il Prefazio: “Egli, che era senza peccato, accettò la passione per noi peccatori e, consegnandosi ad un’ingiusta condanna, portò il peso dei nostri peccati. Con la sua morte lavò le nostre colpe e con la sua risurrezione ci acquistò la salvezza”. La contemplazione del Mistero è ardua e insieme consolante: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Ecco fino a che punto giunge il suo amore per me!
Sr. M. Rosangela Bruzzone