Da uno scritto del beato fr. Christian de Chergè, monaco e martire a Tibhirine:
Egli era l’orecchio che dà al Verbo
la sua consistenza, il suo ascoltatore.
Era l’immagine
che crea la somiglianza
Era la verità che rende liberi
quelli che la fanno.
Aveva la docilità dell’agnello
e la sicurezza del pastore
che conosce il cammino.
L’obbedienza era la sua vita.
Come immaginate
che avrebbe potuto morire?
Padre perché lasciarci credere che
ha imparato l’obbedienza?
Egli, tra noi,
non era davvero che quello:
obbedienza alle Scritture,
è chiaro, ma anche agli eventi
e agli uomini che ne avrebbero fatto
ciò che hanno voluto….
Per accoglierlo in questo mondo c’è stato quel primo «sì»
che Maria gli prestava in anticipo…
e tu avrai sentito, quel «sì» della desolata agonia,
offerto alla tua volontà oltre la sua.
C’è ancora questo povero «sì» così esitante,
che noi cerchiamo di dire, perché egli ce lo ha insegnato,
quando cercavamo di pregare come si deve
«sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra!».
Ma ciò che tu non sapevi Padre, tu lo impari ora
contemplando la Croce con lo stesso nostro stupore:
è questo che è divenuta l’obbedienza tra le nostre mani,
dopo che tu ce l’hai affidata.
Essa era il tuo tesoro in paradiso,
luogo in cui venire ad attingere la libertà dei figli di Dio.
Noi l’abbiamo mascherata, deviata dalla sua sorgente;
è divenuta tutto ciò che ha imparato a sue spese:
i nostri capricci e le nostre testardaggini, le nostre rivolte
e le nostre schiavitù, le nostre complicità e le nostre tirannie,
tutto ciò che è menzogna, omicidio, e che ci corrompe
ad una scuola di un altro padre diverso da te, l’omicida.
A questa scuola noi abbiamo saputo gustare
il frutto proibito della disobbedienza,
abbiamo anche imparato ad osservare le tue parole
facendoti parlare altrimenti…
d’altronde non è in nome della tua legge
che l’abbiamo condannato?
Sì Padre,
avrà davvero «imparato» ciò che costa incarnare
l’obbedienza del Figlio unico,
contro-corrente, in controtendenza
a questa umanità che ti aveva costruito un tempio
solo per trafficarci il tuo culto.
E adesso con il ladrone, noi affermiamo:
«Lui non ha fatto nulla di male!».
Ha sempre obbedito.
Siamo noi, che attraverso le sue sofferenze,
abbiamo imparato l’obbedienza, contemplando stupefatti
questo cammino nel cuore spalancato di un uomo
che non avrà ascoltato che il tuo cuore
per meglio liberare il nostro.
Solamente, Padre, è così lungo imparare ad obbedire così:
occorreranno tutti i nostri giorni fino all’eternità.
Allora Colui che tu hai esaudito perché si è sottomesso in tutto,
ascoltalo, obbediscigli volentieri quando resta fedele a se stesso
pregandoti di perdonarci ancora e ancora,
perché noi non sappiamo quello che facciamo.