“Per non disgregarvi mangiate questo vincolo di unità,
per non svilirvi bevete il prezzo del vostro riscatto”
Signore, che ci hai radunati attorno al tuo altare
per offrirti il sacrificio della nuova alleanza,
purifica i nostri cuori,
perché alla cena dell’Agnello
possiamo pregustare la Pasqua eterna
della Gerusalemme del cielo.
La solennità odierna risveglia ogni anno lo stupore davanti al Mistero eucaristico per scuoterci dal tarlo dell’abitudine e portarci ad una partecipazione sempre più consapevole e grata.
Anche oggi siamo convocati attorno all’altare per far memoria di una realtà vertiginosa: il sacrificio di Cristo che si consegna alle fragili mani della Chiesa e la rende un unico corpo. L’Eucaristia infatti non è per i singoli, per favorire il fervore individuale. È nutrimento per la comunità: pane spezzato e condiviso tra fratelli, commensali con Dio e con gli altri, consanguinei con Cristo e tra loro, segno della nuova umanità nata dalla Pasqua. Sullo sfondo dell’ultima cena narrata da Marco si apre idealmente la grande scena al Sinai, il rito descritto nella prima lettura, il patto di sangue che lega il Signore al suo popolo. I Dodici pensavano di mangiare l’agnello pasquale per celebrare la liberazione dall’Egitto e invece diventano testimoni della nuova alleanza annunciata dai profeti e ricevono come alimento il vero Agnello. Gesù inaugura un culto spirituale che si serve ancora di segni: questi verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste. L’iniziativa è di Dio: è Lui che si dona, attende solo che ci lasciamo trasformare in quel che riceviamo, per purificare “la nostra coscienza dalle opere di morte” passando dal peccato alla novità dello Spirito. Nutriamo allora la speranza di Carlo Acutis, che sarà presto proclamato santo: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo!”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone