Dio onnipotente ed eterno,
che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo amato Figlio
mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo,
concedi ai tuoi figli di adozione,
rinati dall’acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore.
Abbiamo contemplato Gesù come figlio di Maria e Giuseppe: annunciato dagli angeli, bambino adorato dai pastori e dai magi. Oggi lo vediamo adulto avviarsi alla missione che lo porterà a Gerusalemme. La sua forza è la relazione unica con il Padre. “Venne una voce dall’alto: – Tu sei il Figlio mio, l’amato –“. Poco prima, allo squarciarsi dei cieli, lo Spirito è sceso su di lui “come una colomba”. Ecco la teofania trinitaria, la manifestazione solenne di Dio nel nostro orizzonte. Gesù è il “tu” di Dio. La stabilità della relazione si fonda su una precedenza d’amore: tu sei mio Figlio perché ti amo. E gioisco perché acconsenti a donare la vita per indicare all’umanità la via della salvezza. Il vero Battesimo Cristo lo riceverà sulla croce, all’esclamazione del centurione: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”. All’inizio e alla fine del suo Vangelo Marco riporta una voce sull’identità di Gesù. La prima scende dall’alto, la seconda sale dal basso. La parola del Padre che lo riconosce Figlio al Giordano trova eco, sul Calvario, nella parola di Gesù che resta attaccata filialmente a Dio anche nel suo abbandono: “Mio Dio, mio Dio”.
L’orazione Colletta intreccia due segni: l’acqua del fiume e del fonte battesimale, lo Spirito che scende su Cristo e quello effuso sui battezzandi. Riappropriamoci allora del nostro Battesimo, che ci ha resi “uno” con Cristo, figli del Padre, dimora dello Spirito. Che ci ha donato la fede per vincere il male e ci ha spalancato la vita all’amore.
Sr. M. Rosangela Bruzzone