O Padre,
che in Cristo crocifisso e risorto
offri a tutti i tuoi figli
l’abbraccio della riconciliazione,
donaci la grazia di una vera conversione,
per celebrare con gioia la Pasqua dell’Agnello.
Oggi l’austerità quaresimale si stempera nella gioia della domenica “Laetare”. La Chiesa c’invita a sollevare lo sguardo verso la meta, a rallegrarci perché la Pasqua è vicina. Il brano evangelico fa contemplare l’abbraccio della riconciliazione con il Padre, la seconda lettura c’insegna a percorrere la via tracciata da Cristo riconoscendoci creature nuove, la prima lettura ci stabilizza nella terra promessa, dove non siamo più nutriti di manna, ma dell’Agnello.
La parabola del padre misericordioso, giustamente definita “un Vangelo nel Vangelo”, svela il cuore di Dio. Riaccogliendo il figlio che si era perduto questo padre diventa anche “madre”, manifestando un impeto d’amore con gesti precipitosi che dicono più di tante parole: “lo vide da lontano, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo, lo baciò” (Lc 15,21). Ai sei segni della ritrovata dignità filiale – la veste, l’anello, i sandali, il banchetto, la musica, le danze – manca il settimo, il più importante: l’abbraccio del fratello. Il padre esce di nuovo per convincere il primogenito a partecipare alla festa: un padre è padre per sempre, un figlio è sempre figlio.
Ogni Eucaristia ci permette di sperimentare la tenerezza del Padre, che in Cristo ci riconcilia a sé e tra di noi suscitando la nostra conversione, che è la progressiva comprensione del suo vero volto. “Qui Gesù accoglie i peccatori e li invita alla sua mensa”: secondo papa Francesco questa è la frase da scrivere sulle porte delle nostre chiese.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Un uomo aveva due figli
O Padre,
che in Cristo crocifisso e risorto
offri a tutti i tuoi figli
l’abbraccio della riconciliazione,
donaci la grazia di una vera conversione,
per celebrare con gioia la Pasqua dell’Agnello.
Oggi l’austerità quaresimale si stempera nella gioia della domenica “Laetare”. La Chiesa c’invita a sollevare lo sguardo verso la meta, a rallegrarci perché la Pasqua è vicina. Il brano evangelico fa contemplare l’abbraccio della riconciliazione con il Padre, la seconda lettura c’insegna a percorrere la via tracciata da Cristo riconoscendoci creature nuove, la prima lettura ci stabilizza nella terra promessa, dove non siamo più nutriti di manna, ma dell’Agnello.
La parabola del padre misericordioso, giustamente definita “un Vangelo nel Vangelo”, svela il cuore di Dio. Riaccogliendo il figlio che si era perduto questo padre diventa anche “madre”, manifestando un impeto d’amore con gesti precipitosi che dicono più di tante parole: “lo vide da lontano, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo, lo baciò” (Lc 15,21). Ai sei segni della ritrovata dignità filiale – la veste, l’anello, i sandali, il banchetto, la musica, le danze – manca il settimo, il più importante: l’abbraccio del fratello. Il padre esce di nuovo per convincere il primogenito a partecipare alla festa: un padre è padre per sempre, un figlio è sempre figlio.
Ogni Eucaristia ci permette di sperimentare la tenerezza del Padre, che in Cristo ci riconcilia a sé e tra di noi suscitando la nostra conversione, che è la progressiva comprensione del suo vero volto. “Qui Gesù accoglie i peccatori e li invita alla sua mensa”: secondo papa Francesco questa è la frase da scrivere sulle porte delle nostre chiese.
Sr. M. Rosangela Bruzzone