O Dio, tre volte Santo,
che hai scelto gli annunciatori del Vangelo
tra uomini dalle labbra impure,
purifica i nostri cuori
con il fuoco della tua Parola
e perdona i nostri peccati
con la dolcezza del tuo amore,
così che come discepoli seguiamo Gesù,
nostro Maestro e Signore.
Questa Colletta raccoglie i cuori dei fedeli e li associa al Trisagion, l’inno di gloria al tre volte Santo intonato dai serafini nel tempio di Gerusalemme, che ripetiamo in ogni Celebrazione eucaristica. Con tale sentimento di stupore davanti alla grandezza divina ed alla piccolezza umana scopriamo nelle letture bibliche l’intreccio indissolubile tra chiamata personale ed invio in missione. Dio affida l’annuncio del Vangelo a persone “dalle labbra impure”, capaci di pronunciare parole di morte. Isaia si sente quasi annichilito dal peso della santità di Dio, in grado di far tremare il tempio e riempirlo di fumo. Nel Vangelo (Lc 5,1-11), al termine di una pesca sconvolgente dopo una notte infruttuosa, Simone percepisce una dolorosa distanza fra ciò che è (“peccatore”) e Colui che lo chiama (“Signore”). Paolo si definisce drasticamente “un aborto” (1 Cor 15,8) sapendo di aver perseguitato la Chiesa. Dio però non ha bisogno della nostra perfezione, ma della nostra fiducia in Lui, che ci guarisce. Il “carbone ardente preso con le molle dall’altare” (Is 6,6) è simbolo eloquente del fuoco della Parola che continuamente purifica ed accende l’anima.
Anche noi siamo invitati a fidarci di Gesù, a rischiare, a salvarci dall’arrogante potere mondano “prendendo il largo” come pellegrini di speranza in questo Giubileo. Lo Spirito ci doni la fede per dire: “Sulla tua parola getterò le reti” e la gioia di rispondere: “Eccomi, manda me!”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Il fuoco della Parola
O Dio, tre volte Santo,
che hai scelto gli annunciatori del Vangelo
tra uomini dalle labbra impure,
purifica i nostri cuori
con il fuoco della tua Parola
e perdona i nostri peccati
con la dolcezza del tuo amore,
così che come discepoli seguiamo Gesù,
nostro Maestro e Signore.
Questa Colletta raccoglie i cuori dei fedeli e li associa al Trisagion, l’inno di gloria al tre volte Santo intonato dai serafini nel tempio di Gerusalemme, che ripetiamo in ogni Celebrazione eucaristica. Con tale sentimento di stupore davanti alla grandezza divina ed alla piccolezza umana scopriamo nelle letture bibliche l’intreccio indissolubile tra chiamata personale ed invio in missione. Dio affida l’annuncio del Vangelo a persone “dalle labbra impure”, capaci di pronunciare parole di morte. Isaia si sente quasi annichilito dal peso della santità di Dio, in grado di far tremare il tempio e riempirlo di fumo. Nel Vangelo (Lc 5,1-11), al termine di una pesca sconvolgente dopo una notte infruttuosa, Simone percepisce una dolorosa distanza fra ciò che è (“peccatore”) e Colui che lo chiama (“Signore”). Paolo si definisce drasticamente “un aborto” (1 Cor 15,8) sapendo di aver perseguitato la Chiesa. Dio però non ha bisogno della nostra perfezione, ma della nostra fiducia in Lui, che ci guarisce. Il “carbone ardente preso con le molle dall’altare” (Is 6,6) è simbolo eloquente del fuoco della Parola che continuamente purifica ed accende l’anima.
Anche noi siamo invitati a fidarci di Gesù, a rischiare, a salvarci dall’arrogante potere mondano “prendendo il largo” come pellegrini di speranza in questo Giubileo. Lo Spirito ci doni la fede per dire: “Sulla tua parola getterò le reti” e la gioia di rispondere: “Eccomi, manda me!”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone