O Padre,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, re e salvatore,
e ci hai resi partecipi del sacerdozio regale,
fa’ che ascoltiamo la sua voce,
per essere nel mondo
fermento del tuo regno di giustizia e di pace.
La festa odierna parla di amore, non di dominio. Per questo nelle liturgie solenni la croce apre la processione d’ingresso come il vessillo del Re! La gloria di Dio è la croce, manifestazione suprema della sua misericordia. Per questo la pagina evangelica (Gv 18,33-37) non presenta oggi una scena grandiosa, trionfale, ma mostra Gesù davanti a Pilato, il Re dell’universo condannato dai potenti della terra. Cristo non rifiuta il titolo di re, ma gli dà un contenuto nuovo facendo riferimento alla verità. A ragione la seconda lettura (Ap 1,5-8) lo definisce “testimone fedele”: l’unico che dice la verità, che è la fedeltà di Dio alle sue promesse. Fino a donare la vita, conforme alla volontà del Padre, che tutti si salvino.
Rinati nel Battesimo anche noi, resi partecipi del suo sacerdozio regale, possiamo prendere in mano la nostra vita diventando liberi, capaci di amare e di servire, così da essere nel mondo lievito di giustizia e di pace. Quale dignità e responsabilità! Facciamo nostra l’ardente supplica del salmo 92: “Venga, Signore, il tuo regno di luce”. “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Ci sia concesso di essere fra le pecore che ascoltano la voce del buon Pastore, il quale offre se stesso per il suo gregge. La forza dell’amore vince l’arroganza del potere.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Onnipotente nell’amore
O Padre,
che hai mandato nel mondo il tuo Figlio, re e salvatore,
e ci hai resi partecipi del sacerdozio regale,
fa’ che ascoltiamo la sua voce,
per essere nel mondo
fermento del tuo regno di giustizia e di pace.
La festa odierna parla di amore, non di dominio. Per questo nelle liturgie solenni la croce apre la processione d’ingresso come il vessillo del Re! La gloria di Dio è la croce, manifestazione suprema della sua misericordia. Per questo la pagina evangelica (Gv 18,33-37) non presenta oggi una scena grandiosa, trionfale, ma mostra Gesù davanti a Pilato, il Re dell’universo condannato dai potenti della terra. Cristo non rifiuta il titolo di re, ma gli dà un contenuto nuovo facendo riferimento alla verità. A ragione la seconda lettura (Ap 1,5-8) lo definisce “testimone fedele”: l’unico che dice la verità, che è la fedeltà di Dio alle sue promesse. Fino a donare la vita, conforme alla volontà del Padre, che tutti si salvino.
Rinati nel Battesimo anche noi, resi partecipi del suo sacerdozio regale, possiamo prendere in mano la nostra vita diventando liberi, capaci di amare e di servire, così da essere nel mondo lievito di giustizia e di pace. Quale dignità e responsabilità! Facciamo nostra l’ardente supplica del salmo 92: “Venga, Signore, il tuo regno di luce”. “Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Ci sia concesso di essere fra le pecore che ascoltano la voce del buon Pastore, il quale offre se stesso per il suo gregge. La forza dell’amore vince l’arroganza del potere.
Sr. M. Rosangela Bruzzone