Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori
dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
L’Ascensione del Signore è essenziale al suo Mistero: per questo il NT la narra e la Chiesa la celebra. Tale ascesa non va vista come un evento fisico spettacolare: è un momento di svolta, il passaggio ad un’altra dimensione. Gesù non abbandona la terra, ma la abita in modo diverso, continuando ad operare attraverso i suoi discepoli. Dal sepolcro vuoto ha inizio la fede, dal ritorno di Cristo nella gloria incomincia la speranza. Il Figlio di Dio apre a tutti i figli adottivi la via della comunione con il Padre. Per Lui questa meta è spontanea, dovuta: per noi è solo un dono, una grazia che nasce dalla redenzione. Il desiderio della “dimora celeste” ci appartiene da sempre. Il “cielo” non è uno spazio al di là delle stelle: è il nostro abbraccio con Dio. Così tutto quel che facciamo è un passo di questo pellegrinaggio del nostro cuore verso il Paradiso.
Oggi non è la festa dell’addio, ma della responsabilità. Sperare non è sognare, ma agire in sinergia con il Signore. Dobbiamo percorrere le strade del mondo per annunciare il Vangelo: la storia è il nostro territorio di salvezza. Esultiamo dunque con il salmista: “Ascende Dio tra le acclamazioni. Cantate inni!”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone