O Padre,
che inviti tutti gli uomini alle nozze del tuo Figlio,
rivestici dell’abito nuziale
e donaci di accogliere sempre le sorprese del tuo amore.
La parabola che Gesù racconta nel Vangelo parla di un banchetto di nozze, ma i protagonisti non sono gli sposi! In primo piano gli invitati: la sollecitudine di cui sono oggetto, il loro comportamento, il loro rifiuto o la loro accoglienza dell’invito. Accanto a loro c’è il re, il padre dello sposo, che desidera riempire la sala di commensali per rallegrare tanta gente. Perciò non si arrende al rifiuto dei primi, che si escludono dalla festa accampando varie scuse per superficialità, indifferenza, pigrizia, fino all’incredibile reazione dell’aggressività: insultano ed uccidono i servi latori dell’invito. Il re allarga la lista: ora chiama tutti, cattivi e buoni, ma aperti alla novità. Anche per questi ultimi c’è un rischio: non adeguarsi al dono ricevuto, non lasciarsi rivestire dalla bellezza e dalla gioia. C’è quindi il rifiuto eclatante dei primi invitati e quello più sottile di chi entra senza veste nuziale. Monito esigente per ciascuno di noi: l’annuncio del Vangelo deve farci entrare in un dinamismo di conversione.
“Davanti a me tu prepari una mensa” diciamo nel salmo responsoriale: l’Eucaristia è anticipo del banchetto escatologico profetizzato da Isaia nella prima lettura. Dio è fedele alla sua promessa: beati noi invitati alla cena dell’Agnello. Che ci renderà liberi come san Paolo, allenato alla sazietà ed alla fame, forte proprio nella sua debolezza: “Tutto posso in Colui che mi dà forza”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone