Padre giusto e misericordioso,
che non abbandoni mai la tua Chiesa,
vigna che la tua destra ha piantato,
custodisci e proteggi ogni suo tralcio,
perché, innestato in Cristo, vite vera,
porti frutti buoni nel tempo e nell’eternità.
L’avvio della parabola raccontata nel Vangelo richiama il celebre “canto della vigna” del profeta Isaia (prima lettura). Un uomo pianta una vigna, la affitta a vignaioli e parte per un viaggio. Giunto il tempo del raccolto manda i suoi servi a ritirare i frutti. Il significato è trasparente: la vigna è Israele, il padrone è Dio, i servi sono i profeti, i vignaioli avidi sono i capi religiosi d’Israele che stanno complottando per uccidere Gesù. Qui lui lancia un ultimo appello, cerca di provocare in loro un ripensamento, prima che sia troppo tardi.
Il primo messaggio è questo: Dio dà e aspetta di ricevere, attende che il suo amore sia corrisposto. Attende, non pretende. Tutto si gioca sulla fiducia. In un’impressionante progressione di aggressività ecco la sorpresa: “Avranno rispetto per mio figlio!”. L’unica alternativa alla violenza è la responsabilità, che risponde alla fiducia e crea fiducia. Ma il figlio subisce la sorte di tutti gli altri: è ucciso “fuori della vigna”. Questo particolare fa luce sull’autocoscienza di Cristo: è lui il Figlio che sarà crocifisso fuori dalle mura di Gerusalemme. Il fallimento della missione è totale. Ma la storia della salvezza non può finire in uno scacco di Dio: il suo amore è fedele e tenace! Ci sarà una duplice rivincita: Gesù, la pietra scartata dai costruttori, diventerà testata d’angolo; e la Chiesa, il nuovo popolo che coltiverà la vigna e porterà frutto. La storia continua: con i vignaioli che siamo noi!
Sr. M. Rosangela Bruzzone