O Padre, le tue vie sovrastano le nostre vie
quanto il cielo sovrasta la terra:
concedi a noi la gioia semplice
di essere operai della tua vigna
senza contare meriti e fatiche,
lieti solo di portare frutti buoni
per la speranza del mondo.
Nella prima lettura il profeta Isaia invita a cercare il Signore. In questa ricerca le sorprese sono tante, perché le sue vie non sono le nostre. Infatti la parabola riportata nel Vangelo ci urta, ci scandalizza. All’alba un proprietario terriero va nella piazza del paese ad assumere operai per la sua vigna. C’è molto lavoro, se uscirà altre quattro volte, fino al tardo pomeriggio. Forse pensa al loro bisogno, più che al suo interesse. Al momento della paga manifesta il suo vero volto: i braccianti dell’undicesima ora ricevono lo stesso salario di quelli della prima ora. Quel padrone è Dio: dà a tutti lo stesso, perché dà tutto, gratis. E non può dare di più: dà suo Figlio! Non è ingiusto, è generoso. Non toglie nulla ai primi, aggiunge agli altri. Non ci tratta da servi, ma da figli. Il problema è che gli operai continuano a guardarsi tra loro come rivali e non come fratelli.
Contro la morale del merito sostenuta dai farisei Gesù proclama la gratuità di Dio, che è “buono verso tutti”, afferma il salmo responsoriale. A noi spetta una risposta riconoscente, una collaborazione libera e responsabile. Per sperimentare il Signore come dono e ricompensa, fino a poter dire, come l’apostolo Paolo: “per me vivere è Cristo e morire un guadagno”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone