O Padre, che nell’obbedienza del tuo Figlio
hai abbattuto l’inimicizia tra le creature
e degli uomini hai fatto un popolo solo,
rivestici degli stessi sentimenti di Cristo,
affinché diventiamo eco delle sue parole
e riflesso della sua pace.
Le letture di questa domenica assicurano che la salvezza è offerta a tutti. Il testo evangelico segue lo scontro di Gesù con scribi e farisei: parte da Genesaret perché non sopporta più la loro mentalità ipocrita, la religione senza fede. Si ritira verso la zona di Tiro e di Sidone. Lì una donna gli si fa incontro: è cananea, appartiene al popolo idolatrico che prima abitava la terra promessa. Due mondi contrapposti: la fierezza giudaica e la determinazione di una pagana che rivendica udienza. La donna chiede pietà per la figlia malata al “figlio di Davide” – titolo unicamente ebraico – e si prostra – gesto squisitamente religioso – davanti a quell’uomo che riconosce “Signore”. Non si arrende al silenzio del Maestro e alle sue ruvide risposte: “Non è bene gettare il pane dei figli ai cani”. E usa quest’immagine a proprio vantaggio: i cani domestici vivono in casa, hanno diritto alle briciole che cadono dall’unica tavola. Gesù scorge nel suo cuore una fede grande. “Da quell’istante la figlia fu guarita”: chi ha compiuto il miracolo?
Si realizza la visione di Isaia di un tempio con le porte spalancate. Paolo pensa con apprensione a quella parte del suo popolo che non ha accolto Cristo, ma mantiene la speranza: Dio è fedele alle sue promesse, tutto risponde al suo disegno di misericordia. Possiamo cantare con gioia il ritornello del salmo responsoriale: “Popoli tutti, lodate il Signore”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone