O Dio, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
e rinnova anche oggi nei cuori dei credenti i prodigi
che nella tua bontà hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Il mistero che oggi festeggiamo è subito proposto nella prima lettura: la discesa dello Spirito Santo, cinquanta giorni dopo Pasqua, su Maria e sugli apostoli riuniti. Sentiamo in questo racconto di Luca l’eco dei testi dell’Antico Testamento ascoltati nella Veglia: i segni potenti del vento e del fuoco. Il vento si sente, il fuoco si vede: Dio diventa esperienza! Il solenne elenco dei popoli esprime la vocazione universale della Chiesa, chiamata a proclamare che Gesù è il Signore sino ai confini della terra. La Parola si è fatta carne: Dio può essere detto in ogni lingua umana. Alla Chiesa, primizia di un’umanità nuova, senza frontiere e senza barriere, lo Spirito distribuisce i suoi doni, spiega Paolo ai Corinzi nella seconda lettura: la diversità non è un problema da gestire, ma una ricchezza da coltivare.
Con il pensiero e con il cuore entriamo nel cenacolo di Gerusalemme: lì, secondo Giovanni, la sera della domenica il Risorto entra a porte chiuse, dona la sua pace, effonde lo Spirito per la missione. Ora dobbiamo uscire, lasciarci trasfigurare la vita dalla gioia di saperci amati, perciò capaci di perdonare, aperti allo stupore per le grandi opere di Dio. Come c’insegna il salmo responsoriale, canto del respiro del creato: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra. Una terra gravida d’ingiustizia, di sangue, di follia, di fame.
Sr. M. Rosangela Bruzzone