Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.
La solennità odierna accende un articolo del Credo: “È salito al cielo, siede alla destra del Padre”. Gesù lascia sulla terra undici uomini impauriti e alcune donne coraggiose e fedeli che lo hanno seguito per tre anni: proprio a loro affida il mondo e il Vangelo. “Mi è stato dato ogni potere” (quello dell’amore). “Andate dunque e fate discepole tutte le nazioni”. Alla sua signoria universale è collegata una missione universale: i discepoli sono inviati ai confini della terra perché la corsa della Parola raggiunga anche i più lontani e l’ascolto generi la fede. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni”: le ultime parole del Maestro sono da custodire come un tesoro. Senza questa promessa come si potrebbe testimoniare il Risorto? Evangelizzare sarebbe impossibile! Battezzare non avrebbe senso. Ma la Chiesa c’invita alla speranza: possiamo sperimentare la presenza efficace di Gesù attraverso la Scrittura, i sacramenti, la comunità. Nella liturgia l’invisibile appare nella visibilità dei segni, l’inattingibile si lascia toccare, il nostro incontro con Lui è ricco di senso. Accogliamo allora l’invito di sant’Agostino; “Oggi il Signore ascende al cielo: salga con Lui anche il nostro cuore”. Siamo membra del suo corpo: chi può impedirci di seguire il nostro capo? Abbiamo la medesima meta, torniamo alla stessa origine!
Sr. M. Rosangela Bruzzone