Alza gli occhi da sé stesso, dalle sue cose…
O Dio, che conosci le necessità del povero
e non abbandoni il debole nella solitudine,
libera dalla schiavitù dell’egoismo
coloro che sono sordi alla voce di chi invoca aiuto,
e dona a tutti noi una fede salda nel Cristo risorto.
Gesù racconta una parabola di due protagonisti: un uomo senza volto e senza nome, che ostenta la sua ricchezza, che ha bisogno di vestiti costosissimi e raffinati per farsi notare ma non ha occhi, non ha una storia, una famiglia, non ha emozioni. E Lazzaro, un povero, mendicante, malato e malridotto. Il racconto della parabola non dice che il ricco fosse cattivo e il povero buono. Il vero problema del ricco è di non aver visto il povero, perché il suo volto è rimasto sempre ripiegato su se stesso e non ha mai guardato il povero che stava alla sua porta, supplicando qualche briciola per sfamarsi.
Siamo invitati a scoprire e cogliere l’essenziale di questa parabola, cioè l’importanza di donare il meglio di noi stessi agli altri, poveri o ricchi che siano. Perché la povertà non migliora la vita di nessuno, quello che conta è se il cuore è abitato dall’amore e dal dono.
Il vangelo parla all’umanità di oggi, in cui vive il dramma, dove la mensa dei paesi ricchi è irraggiungibile dai paesi poveri e le distanze di indifferenza e chiusura sembrano incolmabili. Il vero pericolo dal quale ci vuole mettere in guardia Gesù Maestro è quello di non alzare mai lo sguardo e restringere il nostro mondo e la nostra felicità solo nelle cose che abbiamo davanti. È una chiamata ad alzare gli occhi dagli orizzonti troppo piatti della quotidianità!
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm