«Mi ami più di costoro?»
(Gv 21, 15)
O Padre, che hai risuscitato il tuo Cristo
e lo hai costituito capo e salvatore,
accresci in noi la luce della fede,
perché nei segni sacramentali della Chiesa
riconosciamo la presenza del Signore risorto
che continua a manifestarsi ai suoi discepoli,
e donaci il tuo Spirito,
per proclamare davanti a tutti che Gesù è il Signore.
L’ultima apparizione di Gesù è raccontata nel contesto della normalità del quotidiano. Gesù ritorna da coloro che l’hanno abbandonato, e invece di chiedere loro di inginocchiarsi davanti a lui, è lui che si inginocchia davanti al fuoco di brace. È il suo stile: tenerezza, umiltà, custodia. Amici, «por-tate un po’ del pesce che avete preso». E il loro pesce e quello di Gesù finiscono insieme e non li distingui più. In questo clima di amicizia e semplicità, seduti attorno a un fuoco, si svolge il dialogo stupendo tra Gesù e Pietro. «Mi ami più di costoro?»: debolezza fortissima di un amore più forte della morte, che sa attendere di essere amato oltre ogni infedeltà e durezza di cuore. «Mi ami tu?» è ancora oggi attuale per ognuno di noi. L’amore richiede non solo di essere amato, ma di es-sere amato «più di costoro»: esige un di più, esige intensità, assolutezza, totalità.
Gesù, maestro di umanità, usa il linguaggio semplice dell’amore. Il linguaggio del sacro diventa il linguaggio delle radici profonde della vita. Alla domanda: Simone, mi ami più di tutti? Pietro ri-sponde con un altro verbo, per due volte, quello più umile dell’amicizia e dell’affetto: ti voglio be-ne. Nella terza domanda succede qualcosa di straordinario. Gesù accoglie il verbo usato da Pietro, si abbassa, si avvicina, lo raggiunge là dov’è: Simone, mi vuoi bene? Gesù rallenta il passo sul rit-mo di Pietro, sul nostro ritmo. La misura di Pietro diventa più importante di se stesso: l’amore vero mette il tu prima dell’io. Nel cerchio delle azioni di tutti i giorni anche a noi è dato di incontrare Colui che abita la vita.
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm