«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi”»
(Is 7, 14)
O Dio, che per attuare il tuo disegno di amore
hai scelto l’umile figlia di Sion,
dona alla Chiesa di aderire pienamente al tuo volere,
perché, imitando l’obbedienza del tuo Figlio,
si offra a te in perenne cantico di lode.
La proposta dal vangelo di oggi (Luca 1,39-45) narra la tenerezza dell’incontro di due donne, entrambe in attesa di un figlio; due future madri, due protagoniste del mistero della vita: una giovane, da poco certa di essere gravida, e un’anziana, ritenuta sterile. Da una parte Elisabetta, perfetta figura dell’Avvento, col suo grembo sterile, ma visitato da Dio. Dall’altra Maria di Nazareth, vergine dell’accoglienza, assenso ad una letizia impossibile, custode fedele della Parola promessa.
Questa visita di Maria ad Elisabetta, racconta anche che ogni nostro cammino verso l’altro, tutte le nostre visite, fatte o accolte, hanno il passo di Dio e il sapore di una benedizione.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?». La gioia esplode tutta la casa! I grembi fecondi delle due donne contengono la certezza che Dio è fedele, Dio rimane il Presente, e nelle parole di Elisabetta, colei che ha atteso da sempre un figlio, attesta proprio la benedizione, cioè la vita che Dio dona, a Lei e al Figlio.
«Ecco, appena mi è giunto agli orecchi il tuo saluto, il bambino mi ha sussultato di gioia in grembo»; sono parole di esultanza. Sono i primi suoni al cui ascolto la creazione, posseduta dallo Spirito, riconosce e profetizza l’Emanuele, il Dio-con-noi.
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm