«Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.»
(Gv 15, 4a.5b)
O Dio, che ci hai inseriti in Cristo
come tralci nella vite vera,
confermaci nel tuo Spirito,
perché, amandoci gli uni gli altri,
diventiamo primizie di un’umanità nuova.
La natura tutt’intorno, in questa primavera, è un’esplosione di vitalità feconda. C’è un mistero di energia che, naturalmente, si diffonde rinnovando il mondo in una danza cosmica che sconfigge ogni progetto di morte. Fiori, fecondi di frutti futuri, sbocciano già gravidi di vita. Come il tralcio fiorito, che seppur potato nell’inverno dalla sapiente mano del viticultore, ora attende paziente che maturi il frutto, assimilando la linfa saporosa della vite. È un’immagine contadina che, allo sguardo attento di Gesù e dei suoi discepoli di ieri e di oggi, diventa una pagina di sapienza per la vita di tutti coloro che hanno gli occhi allenati a godere delle cose semplici, in grado di apprendere la legge della fecondità. Diversamente non c’è scampo: si rimane aridi e secchi come i tralci destinati ad essere tagliati e gettati nel fuoco. Infatti il suo legno non può essere riutilizzato per null’altro. Lo Spirito di Dio ci conservi uniti alla Vite vera, Gesù Cristo, per essere in Lui primizia di umanità rinnovata dalla festa della Pasqua.
Sr. M. Micaela Monetti, pddm