Dio, nostro Padre,
che hai inviato nel mondo la Parola di verità,
risana i nostri cuori divisi,
perché dalla nostra bocca
non escano parole malvagie
ma parole di carità e di sapienza.
Le letture bibliche offrono la mentalità corretta con cui avvicinare le persone. Prima di osservare la pagliuzza nell’occhio del fratello è meglio togliere la trave dal proprio occhio. Gesù rimprovera i farisei di essere “ciechi che guidano altri ciechi” (Lc 6,39). Solo chi si lascia trasformare dalla Parola è un discepolo “ben preparato” come il suo Maestro (Lc 6,40). Lui ha vissuto la verità che proclamava: possiamo fidarci del suo insegnamento di vita. Il Vangelo raccoglie l’eredità della sapienza biblica: “Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore” (Sir 27,6). La parola è la cartina al tornasole di ciò che avviene nell’intimo. “La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6,45). Ma a volte corre un fossato fra quel che diciamo e quel che concretamente viviamo. La nostra invocazione “Signore, Signore!” si disperde al vento, se non si radica nella prassi dell’amore fraterno.
Noi non pronunciamo parole, siamo le parole che pronunciamo. Gesù va alla radice, al nucleo della personalità: il cuore è come un deposito nel quale tesaurizziamo verità, bontà e bellezza, oppure accumuliamo malvagità, menzogna, risentimento. Le parole possono ancora essere rettificate da un cuore sano, ma il cuore malato come correggerlo? Se siamo ciechi di rabbia e d’invidia, la Parola ci guarisce. Il Signore c’insegni a custodire la profondità del nostro cuore alla luce della Parola!
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Dalla Parola le parole
Dio, nostro Padre,
che hai inviato nel mondo la Parola di verità,
risana i nostri cuori divisi,
perché dalla nostra bocca
non escano parole malvagie
ma parole di carità e di sapienza.
Le letture bibliche offrono la mentalità corretta con cui avvicinare le persone. Prima di osservare la pagliuzza nell’occhio del fratello è meglio togliere la trave dal proprio occhio. Gesù rimprovera i farisei di essere “ciechi che guidano altri ciechi” (Lc 6,39). Solo chi si lascia trasformare dalla Parola è un discepolo “ben preparato” come il suo Maestro (Lc 6,40). Lui ha vissuto la verità che proclamava: possiamo fidarci del suo insegnamento di vita. Il Vangelo raccoglie l’eredità della sapienza biblica: “Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore” (Sir 27,6). La parola è la cartina al tornasole di ciò che avviene nell’intimo. “La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (Lc 6,45). Ma a volte corre un fossato fra quel che diciamo e quel che concretamente viviamo. La nostra invocazione “Signore, Signore!” si disperde al vento, se non si radica nella prassi dell’amore fraterno.
Noi non pronunciamo parole, siamo le parole che pronunciamo. Gesù va alla radice, al nucleo della personalità: il cuore è come un deposito nel quale tesaurizziamo verità, bontà e bellezza, oppure accumuliamo malvagità, menzogna, risentimento. Le parole possono ancora essere rettificate da un cuore sano, ma il cuore malato come correggerlo? Se siamo ciechi di rabbia e d’invidia, la Parola ci guarisce. Il Signore c’insegni a custodire la profondità del nostro cuore alla luce della Parola!
Sr. M. Rosangela Bruzzone