O Padre, che per la preghiera del tuo Figlio
ci hai donato lo Spirito della verità,
ravviva in noi con la sua potenza
il ricordo delle parole di Gesù,
perché siamo pronti a rispondere
a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi.
Le letture di questa domenica sono scandite da due parole-chiave: Spirito e amore. Lo Spirito è l’amore del Padre e del Figlio effuso nei nostri cuori. Nel Vangelo il punto di partenza umile, libero, fiducioso: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Siamo chiamati a vivere con Gesù una storia d’amore. L’amore non pretende: offre. Gesù c’invita ad entrare in un rapporto d’amicizia con Chi ci ama per primo. Lui ci accoglie così come siamo, nella nostra debolezza. I suoi comandamenti ci plasmano perché non sono imposizioni esterne, ma esigenze interiori: se mi amate, vivete come me! “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore”: lo Spirito è un difensore d’eccezione! Consolare non è soltanto confortare, ma eliminare alla radice la causa di ogni sofferenza, la solitudine. Nell’esodo dall’Egitto Dio prendeva dimora in una tenda in mezzo al suo popolo. Ora ogni membro della comunità può diventare dimora di Dio, perché lo Spirito lo santifica. È la coscienza viva della presenza sacramentale e spirituale di Cristo che rende capaci di “soffrire operando il bene piuttosto che fare il male”, assicura Pietro nella sua prima lettera. Traguardo riservato a pochi? No, frutto dello Spirito di verità e di amore.
Sr. M. Rosangela Bruzzone