Dio dei viventi,
che hai manifestato la tua compassione
nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro,
ascolta con benevolenza il gemito della tua Chiesa,
e chiama a vita nuova
coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Con la quinta domenica di Quaresima si conclude un percorso unitario di catechesi battesimali espresso attraverso il simbolismo dell’acqua (la samaritana), della luce (il cieco nato) della vita (il risveglio di Lazzaro). Nel Vangelo oggi si mescolano dolore e speranza, lacrime e fede. Gesù non fa nulla per evitare il decesso dell’amico, poi va a “svegliarlo”. Anche Dio Padre lascerà morire suo Figlio, ma non lo abbandonerà nel sepolcro: il loro legame è più forte. Sia il Maestro sia le due sorelle piangono: ma si affidano alla potenza dell’amore che vince ogni perdita. Non siamo fatti per morire! Il sepolcro raffigura le nostre situazioni di morte, dove ci sentiamo spenti e disperati. È pure immagine del peccato, che ci allontana da Dio e ci priva del suo soffio vitale. Il Signore però non si rassegna davanti alle nostre tombe: la morte non è l’ultima parola, l’amore fa vivere. E attraverso i sacramenti la Chiesa estende questa misericordia. Anche il profeta Ezechiele preannuncia al popolo schiacciato dall’esilio la gioia della liberazione: la promessa trova compimento in Cristo. E Paolo assicura i Romani che la vita avrà il sopravvento: il Risorto è con noi e ci aiuta a superare ogni stanchezza, se non soffochiamo il suo Spirito. Allora affiora sulle nostre labbra la preghiera: ”Dal profondo a te grido, Signore”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone