«Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo;
se invece muore, produce molto frutto.»
(Gv 12, 24)
O Padre,
che hai ascoltato il grido del tuo Figlio,
obbediente fino alla morte di croce,
dona a noi, che nelle prove della vita
partecipiamo alla sua passione,
la fecondità del seme che muore,
per essere un giorno accolti
come messe buona nella tua casa.
La lettera agli Ebrei (5, 7-9), oggi ci pone di fronte al Figlio di Dio, Gesù di Nazaret, che nei giorni della sua vita terrena imparò ad obbedire, cioè ad ascoltare nel profondo (ob-audire) la voce del Padre, che conduce tutti a maturità, cioè al dono di sé nell’amore incondizionato. Una lezione appresa “con forti grida e lacrime”, scrive l’autore, a testimonianza della Passione di Gesù. Una domanda esaudita “nel suo pieno abbandono” al Padre, fonte della vita. Questo è il cammino della quaresima che, nel suo carattere battesimale e penitenziale, ci conduce a libertà, alla vita piena a cui tutti aspiriamo profondamente da sempre. La generatività passa sempre attraverso la legge severa della morte, come il chicco per divenire spiga turgida di semi maturi. Non lasciamoci turbare dal passaggio obbligato della perdita, ma teniamo lo sguardo fisso sulla méta della vita: la gioia e il calore della Casa in cui saremo onorati dal Padre, in compagnia del Figlio.
Sr. M. Micaela Monetti, pddm