O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili
la gioia del tuo regno,
dona alla tua Chiesa
di seguire con fiducia il suo Maestro e Signore
sulla via delle beatitudini evangeliche.
Oggi la pagina evangelica è di una ricchezza inesauribile perché presenta l’identikit di Gesù Maestro, uomo delle beatitudini. Esse sbocciano dal suo sguardo sulla folla e dalla sua esperienza di libertà, che sa trarre qualcosa di positivo anche da situazioni di pianto, dolore, fatica. A noi sembrano belle ma inattingibili, tanto alte quanto estranee. Invece nascono da una profonda conoscenza del cuore di Dio e del cuore umano, dal desiderio di fare della vita un capolavoro. Come potremmo accogliere un messaggio così paradossale se Cristo stesso non ce ne avesse dato l’esempio? Povertà in spirito e purezza, mitezza e misericordia, dono delle lacrime e sete di giustizia, amore per la pace, fortezza nelle persecuzioni cambiano l’esistenza, fanno puntare in alto, incoraggiano ad andare avanti cercando l’essenziale. In Matteo le beatitudini sono otto, ma la prima riassume in sé tutte le altre. Ad essa fanno eco sia la prima sia la seconda lettura ed anche il salmo responsoriale 145, commossa celebrazione della bontà divina verso i più poveri e abbandonati. Per il profeta Sofonia la povertà ha una dimensione spirituale: è totale abbandono nel Signore, di cui si ricerca la volontà e al cui giudizio ci si affida. La saggezza umana si fa stolta davanti a Dio, ricorda san Paolo ai Corinti esortandoli alla conversione.
Le beatitudini non sono comandi da eseguire, ma vie da percorrere per essere felici.
Sr. M. Rosangela Bruzzone