O Dio,
che farai risplendere i giusti come stelle nel cielo,
accresci in noi la fede,
ravviva la nostra speranza
e rendici operosi nella carità,
mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio.
In questa penultima domenica dell’Anno Liturgico la Chiesa orienta il nostro sguardo verso l’avvenire: il ritorno del Signore. Il brano evangelico (Mc 13, 24-32) forse c’impressiona, perché Gesù sembra annunciare catastrofi: oscuramento del sole e della luna, caduta di stelle. Tale descrizione inquietante fa parte del genere letterario apocalittico, che con linguaggio allusivo tenta di esprimere un mistero indicibile. La storia è tortuosa e confusa, ma l’intreccio è nelle mani di Dio. La fine del mondo non è la scomparsa di tutto nel nulla, ma il compimento di ogni speranza, l’inizio di una vita oltre il tempo. Quando avverrà questo? Vorremmo saperlo, ma Dio mantiene il segreto: la rivelazione totale della verità non sarebbe per noi sopportabile. Così come ignorare l’ora della nostra morte c’impegna a vivere il presente nella fede, nella speranza, nella carità operosa. Liberi dalla paura, pronti all’incontro con Cristo, giudice misericordioso.
Anche il profeta Daniele (cf prima lettura) c’invita a levare il capo: il cielo dell’umanità non sarà mai vuoto e nero. Risplende di tanti santi avvolti di luce. Uomini e donne assetati di giustizia, di pace, di bellezza. Numerosi come le stelle! Aspettiamo dunque il Figlio dell’uomo assumendo l’attesa di ogni creatura, anche di chi non spera o si è stancato di attendere.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Nell’attesa della tua venuta
O Dio,
che farai risplendere i giusti come stelle nel cielo,
accresci in noi la fede,
ravviva la nostra speranza
e rendici operosi nella carità,
mentre attendiamo la gloriosa manifestazione del tuo Figlio.
In questa penultima domenica dell’Anno Liturgico la Chiesa orienta il nostro sguardo verso l’avvenire: il ritorno del Signore. Il brano evangelico (Mc 13, 24-32) forse c’impressiona, perché Gesù sembra annunciare catastrofi: oscuramento del sole e della luna, caduta di stelle. Tale descrizione inquietante fa parte del genere letterario apocalittico, che con linguaggio allusivo tenta di esprimere un mistero indicibile. La storia è tortuosa e confusa, ma l’intreccio è nelle mani di Dio. La fine del mondo non è la scomparsa di tutto nel nulla, ma il compimento di ogni speranza, l’inizio di una vita oltre il tempo. Quando avverrà questo? Vorremmo saperlo, ma Dio mantiene il segreto: la rivelazione totale della verità non sarebbe per noi sopportabile. Così come ignorare l’ora della nostra morte c’impegna a vivere il presente nella fede, nella speranza, nella carità operosa. Liberi dalla paura, pronti all’incontro con Cristo, giudice misericordioso.
Anche il profeta Daniele (cf prima lettura) c’invita a levare il capo: il cielo dell’umanità non sarà mai vuoto e nero. Risplende di tanti santi avvolti di luce. Uomini e donne assetati di giustizia, di pace, di bellezza. Numerosi come le stelle! Aspettiamo dunque il Figlio dell’uomo assumendo l’attesa di ogni creatura, anche di chi non spera o si è stancato di attendere.
Sr. M. Rosangela Bruzzone