O Dio, voce che ridesta il cuore,
nella lunga attesa dell’incontro con Cristo tuo Figlio
fa’ che non venga a mancare l’olio delle nostre lampade,
perché, quando egli verrà,
siamo pronti a corrergli incontro
per entrare con lui alla festa nuziale.
Oggi la Chiesa ci fa riflettere sul tema dell’attesa. Se Gesù fosse solo morto non aspetteremmo più nessuno. Ma poiché è risorto è il Veniente, Colui che viene sempre, che tornerà alla fine dei tempi. In quest’ottica leggiamo la parabola delle dieci vergini che attendono l’arrivo dello sposo. Cinque sono sagge e cinque stolte. La differenza non è nella vigilanza (“si assopirono tutte”), ma nel fatto che al risveglio le prime hanno ancora olio per le lampade, le altre no. L’esito sarà una sentenza inappellabile dello sposo: “non vi conosco”. La parabola ritrae le usanze matrimoniali palestinesi, ma se ne discosta per alcune incongruenze: la sposa non c’è, si va a comprare olio anche di notte, la porta chiusa contraddice la consuetudine secondo cui l’intero paese poteva partecipare al banchetto nuziale. Tutti i personaggi fanno una brutta figura: lo sposo arriva con un ritardo esagerato, le stolte non hanno pensato a far scorta di olio, le sagge rifiutano di darlo. Questi particolari servono a provocare l’uditorio, a mettere in moto un interesse, una domanda.
Che significa quest’olio che non si può prestare né condividere? È la fede alimentata dalla preghiera, è il desiderio d’incontrare il Signore. Come canta il ritornello del salmo responsoriale: “Ha sete di te, Signore, l’anima mia”. L’incontro è possibile solo se il cuore è innamorato, capace di resistere nell’attesa.
Ecco la missione della Chiesa nella storia: uscire, andare incontro al Signore che viene, tenere le lampade accese nel buio della notte.
Sr. M. Rosangela Bruzzone