O Dio dei nostri padri,
che ascolti il grido degli oppressi,
concedi ai tuoi fedeli
di riconoscere nelle vicende della storia
il tuo invito alla conversione,
per aderire sempre più saldamente a Cristo,
roccia della nostra salvezza.
Siamo entrati nel tempo quaresimale con quest’avvertimento, all’imposizione delle ceneri: “Convertiti e credi al Vangelo”. Conversione non solo morale ma teologica: un nuovo modo di concepire Dio. Egli è il Dio della storia: la storia è maestra di vita. Lo insegnano le tre letture di oggi. Nella prima il Signore ascolta il grido del suo popolo e manda Mosè a liberarlo dalla schiavitù egiziana. Nella seconda Paolo afferma che il racconto dell’esodo è stato scritto “per nostro ammonimento”. Nel Vangelo Gesù trasforma due fatti di cronaca in parabola: “Se non vi convertite, perirete tutti”. Pare una minaccia! In realtà non è Dio che punisce, siamo noi a causare la nostra condanna. Convertirsi è mettersi in discussione in prima persona: il male non è solo fuori di noi, ce lo portiamo dentro, ben nascosto nelle pieghe del cuore. Perciò ciascuno è rimandato alla sua coscienza. L’invito alla conversione è comunque ancorato alla pazienza di Dio, messa in risalto nella parabola del fico sterile, al quale il padrone concede ancora un anno affinché porti frutti.
L’incipit della Colletta richiama il misterioso incontro tra Dio e Mosè al roveto ardente. Il Signore è fedele alle promesse fatte ad Abramo, Isacco, Giacobbe: a tal punto da assumere nel suo nome quello dei patriarchi! Per san Paolo il passaggio del Mar Rosso è simbolo della rinascita battesimale, la roccia rappresenta Cristo, la manna l’Eucaristia. Ripetiamo allora di cuore il ritornello del salmo 102: “Il Signore ha pietà del suo popolo”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Se non vi convertite
O Dio dei nostri padri,
che ascolti il grido degli oppressi,
concedi ai tuoi fedeli
di riconoscere nelle vicende della storia
il tuo invito alla conversione,
per aderire sempre più saldamente a Cristo,
roccia della nostra salvezza.
Siamo entrati nel tempo quaresimale con quest’avvertimento, all’imposizione delle ceneri: “Convertiti e credi al Vangelo”. Conversione non solo morale ma teologica: un nuovo modo di concepire Dio. Egli è il Dio della storia: la storia è maestra di vita. Lo insegnano le tre letture di oggi. Nella prima il Signore ascolta il grido del suo popolo e manda Mosè a liberarlo dalla schiavitù egiziana. Nella seconda Paolo afferma che il racconto dell’esodo è stato scritto “per nostro ammonimento”. Nel Vangelo Gesù trasforma due fatti di cronaca in parabola: “Se non vi convertite, perirete tutti”. Pare una minaccia! In realtà non è Dio che punisce, siamo noi a causare la nostra condanna. Convertirsi è mettersi in discussione in prima persona: il male non è solo fuori di noi, ce lo portiamo dentro, ben nascosto nelle pieghe del cuore. Perciò ciascuno è rimandato alla sua coscienza. L’invito alla conversione è comunque ancorato alla pazienza di Dio, messa in risalto nella parabola del fico sterile, al quale il padrone concede ancora un anno affinché porti frutti.
L’incipit della Colletta richiama il misterioso incontro tra Dio e Mosè al roveto ardente. Il Signore è fedele alle promesse fatte ad Abramo, Isacco, Giacobbe: a tal punto da assumere nel suo nome quello dei patriarchi! Per san Paolo il passaggio del Mar Rosso è simbolo della rinascita battesimale, la roccia rappresenta Cristo, la manna l’Eucaristia. Ripetiamo allora di cuore il ritornello del salmo 102: “Il Signore ha pietà del suo popolo”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone