O Dio, che chiami gli umili e i poveri
a entrare nel tuo regno di pace,
fa’ germogliare tra noi la tua giustizia,
perché viviamo nella gioia l’attesa del Salvatore che viene.
L’Avvento è tempo di attesa: non nell’ansia, ma nella gioia. Questa domenica si caratterizza per una nota festosa, espressa nel titolo “Gaudete” (tratto dall’incipit dell’antifona d’ingresso) e nel rosaceo della casula (il colore dell’aurora del giorno nuovo pieno di luce verso cui la storia è diretta: la venuta del Salvatore). “Evangelo” significa “buona notizia”, annuncio di gioia e di speranza. Non è allegria qualsiasi, felicità spensierata di chi non vede il male e gode di un passeggero benessere. È gioia profonda, intima, fatta di meraviglia e di tenerezza. Trova la sua ragione nel sapersi amati. Si fonda sulla fedeltà di Dio, che mantiene sempre le sue promesse. Come profetizza Isaia Egli fa “germogliare la giustizia”: presta soccorso agli “smarriti di cuore”, li invita a non temere, dà loro la forza di attraversare il dolore e perfino la morte.
“Ha ricolmato di beni gli affamati” canta Maria nel Magnificat, oggi proposto come salmo responsoriale. Nel regno di Dio entra solo chi è umile e povero: quanto vede nella fede lo pregusta come se fosse già accaduto, con un anticipo di letizia. La gioia è il distintivo del cristiano, che scorge un bagliore dissolvere le tenebre. Il primo a darne notizia è stato il Precursore, presentato dall’evangelista Giovanni come testimone della Luce. “In mezzo a voi sta uno che non conoscete”. Tocca a noi far conoscere Gesù con una vita “sempre lieta”, frutto di una preghiera “senza interruzione” e del rendimento di grazie “in ogni cosa” secondo i suggerimenti di Paolo ai Tessalonicesi.
Sr. M. Rosangela Bruzzone