Dio della gioia, che fai fiorire il deserto,
sostieni con la forza creatrice del tuo amore
il nostro cammino sulla via santa preparata dai profeti,
perché, maturando nella fede,
testimoniamo con la vita la carità di Cristo.
In questa terza domenica di Avvento siamo invitati ad esultare perché il Natale è ormai vicino. La venuta del Signore è caratterizzata dalla gioia, che può essere però sperimentata soltanto dagli umili, disponibili alla salvezza di Dio. “Fiorisca la steppa, come fiore di narciso fiorisca”: Isaia invita il popolo in esilio alla fiducia. Quale differenza tra una profezia e una favola? La speranza attraversa la storia e la contesta. Il sogno di Isaia è più vero e più forte dei fatti. La gioia piena è frutto di pazienza e costanza, virtù indicate dall’apostolo Giacomo con l’esempio dell’agricoltore che gode delle piogge di autunno e di primavera perché già vede la stagione del raccolto.
Giovanni Battista dal carcere s’interroga sul realizzarsi dell’attesa: “Sei tu colui che deve venire?”. È un dubbio angoscioso, è la domanda di una vita. Aveva annunciato un Messia di fuoco che avrebbe finalmente rimesso le cose a posto, ma le notizie su di lui non coincidono con tale immagine. Egli aspettava un giudice inflessibile, non un Salvatore dei peccatori, dei piccoli, degli ultimi. E Gesù non risponde direttamente alla domanda, ma riporta Giovanni a ciò che già sa, che è sotto gli occhi di tutti: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono guariti. È lo scandalo della misericordia, è la fede come esperienza, fatto, gratuità di un incontro.
Sr. M. Rosangela Bruzzone