O Padre, sorgente della vita,
davanti a te il più grande è colui che serve:
donaci la sapienza che viene dall’alto,
perché accogliendo i piccoli e gli ultimi
riconosciamo in loro la misura del tuo regno.
Nel Vangelo (Mc 9,30-37) Gesù ci aiuta a comprendere l’origine di quei conflitti interiori ed esteriori di cui parla l’apostolo Giacomo nella seconda lettura: “da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi?” (Gc 4,1). L’unico modo per guarire dalle passioni disordinate è recuperare il nostro bambino interiore per riaccoglierci in tutta la nostra fragilità.
Il Maestro ha appena annunciato la sua consegna alla morte e i discepoli discutono su chi fra loro sia il più grande. Lui non contesta il loro desiderio, ma lo purifica: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo e il servo di tutti”. A parole così inaudite segue un gesto eloquente: Gesù pone un fanciullo in mezzo a loro e abbracciandolo dice: “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”. Nel più piccolo c’è Cristo e in Cristo il Padre. Il Signore è talmente legato all’umanità che vive nel profondo di ogni persona, anche la più disprezzata. Per Dio conta chi non conta! Servire significa allora accogliere gli ultimi con i quali Dio s’identifica. Per i cristiani non esistono alternative. Chiediamo dunque questa “sapienza che viene dall’alto: pura, pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera” (Gc 3,17).
Sr. M. Rosangela Bruzzone