«Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta».
(Lc 16, 9)
O Padre, difensore dei poveri e dei deboli,
che ci chiami ad amarti e servirti con lealtà,
abbi pietà della nostra condizione umana,
salvaci dalla cupidigia delle ricchezze
e aiutaci a ricercare
l’inestimabile tesoro della tua amicizia.
Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore non prende in considerazione la richiesta di perdono, non ammette le proprie colpe, ma si allea con i debitori, suoi simili che vivono una situazione vicino alla sua. L’amministratore non vive nessun cambiamento: continua a dissipare, ora più che in precedenza.
Questo Vangelo ci fa riflettere sullo spreco di tempo, sulla dispersione di risorse di energie fisiche, relazionali, etici. Lo sperpero ci porta all’esaurimento delle forze che ci sono donate per realizzare un progetto ben preciso. Il progetto rimane teoria e noi abbiamo sprecato tempo, spazio, risorse, denaro per cose inutili. Come figli amati non possiamo rubare a noi stessi, sprecare il patrimonio e consumare le risorse che il Padre ci dona.
Cosa vuol dire Gesù con l’espressione “fatevi degli amici con la ricchezza disonesta?”. La ricchezza è disonesta perché rimanda alla povertà a livello comunitario, globale e storico. È un’espressione forte! Ci indica che la vera ricchezza da conseguire sono le relazioni umane, l’esercizio concreto del cuore e dell’amore. I beni materiali che abbiamo siano sempre a servizio dell’allargare la fraternità e non accumulare per una falsa ricerca di sicurezza e benessere egoistico.
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm