«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra…»
(Lc 12, 49)
O Dio, fedele alle tue promesse,
che ti sei rivelato al nostro padre Abramo,
donaci di vivere come pellegrini in questo mondo,
affinché, vigilanti nell’attesa,
possiamo accogliere il tuo Figlio nell’ora della sua venuta.
Gesù sta salendo a Gerusalemme con i suoi discepoli e le donne che lo seguono dalla Galilea, tenendo ben presente che la meta di quel viaggio è la città santa che uccide i profeti e li rigetta. Dunque il luogo del suo esodo da questo mondo al Padre attraverso la morte in croce. Gesù dichiara: “Sono venuto a gettare un fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già divampato!”. L’esperienza della presenza e dell’azione di Dio è sentita da Gesù come fuoco che brucia, illumina e riscalda.
Gesù è un uomo di desiderio grande e profondo, un uomo di passione e qui all’improvviso confessa questa passione che lo abita. Quel fuoco dello Spirito che egli ha portato dal Padre sulla terra, fuoco di amore, dovrebbe incendiare il mondo, ardere nel cuore di ogni essere umano: questo lui desidera ancora oggi, fortemente!
Solo chi ha il fuoco dell’amore appassionato, lo può comunicare. Sente il dovere di diffondere questa fiamma come parte essenziale della sua fede in Dio. Ci servono persone appassionate, coinvolti con la vita, con i grandi ideali di salvare la vita e portare vita in abbondanza a chi manca. Nei nostri giorni è proprio vero, ci manca qualcosa per cui “bruciare”. Bruciare di passione, di iniziative, di promuovere la vita dove non c’è.
Gesù continua a parlare della sua missione, in particolare del traguardo che lo attende e che egli chiama “battesimo”. Il battesimo che egli prevede e desidera è l’immersione nel proprio sangue, nella propria morte. La morte non è un momento facile nella vita di Gesù, come rivelerà nel Getsemani e sulla croce. L’appartenenza a Cristo esige da noi una vita pasquale di morte e risurrezione con dolori e lacerazioni. Sono i costi della libertà e della vita nuova.
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm