O Dio, che hai chiamato alla fede i nostri padri
e per mezzo del Vangelo hai fatto risplendere la vita,
aprici all’ascolto del tuo Figlio,
perché, accogliendo in noi il mistero della croce,
possiamo essere con lui trasfigurati nella luce.
Lasciato Gesù nel deserto, oggi lo vediamo trasfigurato sul Tabor. La liturgia interrompe con una scena di fulgore l’austero cammino quaresimale. Perché? la risposta è nel prefazio: Cristo “dopo aver dato ai discepoli l’annunzio della sua morte, sul santo monte manifestò la sua gloria e, chiamando a testimone la legge e i profeti, indicò agli apostoli che solo attraverso la passione possiamo giungere con lui al trionfo della risurrezione”. Ecco la pedagogia della Chiesa: farci capire il senso della Quaresima attraverso il suo frutto, la gioia della Pasqua. Contemplare la Trasfigurazione ci cambia: non ci fa fuggire la realtà, ce la fa attraversare in modo fecondo. Siamo chiamati a girarci verso la luce. Ma la visione non basta: occorre accoglier la voce del Padre: “Ascoltatelo!”. Seguite mio Figlio che dà la vita per voi, per rendervi partecipi della sua stessa luce.
La prima lettura descrive in rapidi tratti la vocazione di Abramo: sradicato per affidarsi a Dio, in vista di una “benedizione” che abbraccerà tutte le famiglie della terra. Anche Paolo, ormai prossimo alla morte, scrive a Timoteo che vale la pena soffrire per annunciare il Vangelo. L’esperienza dell’apostolo, il segreto di Abramo, l’avventura dei Pietro, Giacomo e Giovanni che contemplano la gloria del Maestro, ci dicono che solo chi sa andare, salire e soffrire può ascoltare il Figlio amato e diventare suo discepolo.
Sr. M. Rosangela Bruzzone