«Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto;
beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»
(Gv 20, 29)
O Padre, che in questo giorno santo
ci fai vivere la Pasqua del tuo Figlio,
fa’ di noi un cuore solo e un’anima sola,
perché lo riconosciamo presente in mezzo a noi
e lo testimoniamo vivente nel mondo.
Nella tradizione liturgica delle comunità cristiane la seconda domenica di Pasqua è il giorno in cui coloro che hanno ricevuto il battesimo nella Notte di Pasqua si tolgono la veste bianca ricevuta durante il rito battesimale a significare l’essere divenuti creatura nuova, rivestita di Cristo. Questa domenica infatti portava il nome di Domenica in albis deponentis, ovvero domenica in cui si toglie, si depone, l’abito bianco. È un rito che nel tempo ha perso il suo significato, per le varianti che, nel corso del tempo, la nostra vita quotidiana ha subito. Sono sempre più rari i battesimi amministrati durante la veglia pasquale ed è ancora più raro che il neofita, rivestito della vesta candida, la indossi per la settimana successiva, fino a riconsegnarla, usata e magari sporca, la domenica successiva. Per ravvivare però il senso speciale di questa domenica, S. Giovanni Paolo II ha voluto darle un significato complementare intitolandola: domenica della Divina Misericordia. La preghiera di colletta sintetizza quanto è proclamato negli Atti degli Apostoli (At. 4, 32-35): La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola. È questo il segreto che rende testimonianza alla vita nuova della Pasqua. Il Risorto è presente in mezzo a noi e, pur nella diversità di popoli e lingue, di razze e culture ci dona la fratellanza che è sale e lievito di solidarietà e armonia come frutto della Divina Misericordia.
Sr. M. Micaela Monetti, pddm