O Padre, che chiami tutti gli uomini
ad essere tuoi figli in Cristo,
concedi alla tua Chiesa
di confidare solo nella forza dello Spirito
per testimoniare a tutti
le ricchezze della tua grazia.
Le letture odierne parlano di vocazione e missione. Per il profeta Amos la chiamata è gratuita e inaspettata. Per l’apostolo Paolo risale ancor “prima della creazione del mondo”, viene prima del merito o del peccato. Per i Dodici è un andare pellegrini sulle strade del mondo seminando speranza e gioia. Dio sceglie, chiama e manda perché collaboriamo alla sua opera di salvezza prolungando le parole e i gesti di Gesù. Rivelandoci che Dio è Padre Cristo ha reso possibile un nuovo rapporto: da figli. Gesù è il Figlio inviato ai fratelli per testimoniare l’amore del Padre: chi lo accoglie diventa figlio. All’inizio della nostra storia c’è la ricchezza della grazia divina: non nasciamo per caso, siamo chiamati per nome a condividere con tutti una Parola che salva e guarisce. La testimonianza della vita è più decisiva della predicazione. Il Maestro non ha inviato militanti né propagandisti, ha forgiato testimoni del Vangelo. “Prese a mandarli a due a due” (Mc 6,7): all’insegna della comunione e della fraternità. L’efficacia dell’annuncio non dipende dai mezzi ma dalla qualità della relazione. Non è soltanto questione di contenuto ma di stile: sobrietà, precarietà, mitezza, coerenza.
Anche la Chiesa esiste per evangelizzare senza imporsi, confidando solo nella forza dello Spirito, imparando dal contatto umano, appoggiata non su sicurezze materiali ma sull’obbedienza all’iniziativa di Dio. La vita cristiana è il racconto della scoperta di essere amati. Un giorno – scriveva il beato Rosario Livatino – non ci verrà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili!
Sr. M. Rosangela Bruzzone