O Padre, che continui a seminare
la tua parola nei solchi dell’umanità,
accresci in noi, con la potenza del tuo Spirito,
la disponibilità ad accogliere il Vangelo,
per portare frutti di giustizia e di pace.
Paragonata dal profeta Isaia alla pioggia e alla neve che fecondano la terra (prima lettura) e da Matteo al seme che darà frutto in proporzioni diverse (Vangelo), la Parola di Dio manifesta un’efficacia che non è nell’ordine della magia ma richiede la sinergia del credente. Gesù, il Seminatore per eccellenza, getta il seme senza calcoli, perché chi ama veramente rischia, è disposto anche a perdere, se incontra indifferenza e superficialità. Si fida dell’abbondanza del seme e del terreno buono, ma non s’illude: sa che una parte del seme non giungerà a maturazione. Nella seconda lettura Paolo solleva la stessa questione: se “possediamo le primizie dello Spirito” perché ci troviamo a “gemere interiormente”? Dio non si stanca di seminare, anzi ci raggiunge nella nostra condizione di peccato. La sua Parola è per tutti: non è riservata ad un uditorio esclusivo. Non costringe nessuno, non s’impone: si rivela e si offre come un dono, rispettando la libertà e la responsabilità di chi l’accoglie. Pronunciata da Dio la Parola torna a Lui in forma di lode, ringraziamento, supplica personale e comunitaria: la liturgia compie la Parola! Per trasformare la nostra vita in profondità, per farci scorgere in ogni tribolazione non lo spasimo dell’agonia ma le doglie di un parto.
Sr. M. Rosangela Bruzzone