O Padre,
che spargi nei nostri cuori
il seme del tuo regno di verità e di grazia,
concedici di accoglierlo con fiducia
e di coltivarlo con pazienza,
per portare frutti di giustizia nella nostra vita.
Oggi il Vangelo presenta la sapienza del Maestro in due piccole, preziose parabole che illustrano la vitalità del regno di Dio. Il termine “regno” evoca suggestioni di dominio e di grandiosità. Invece Gesù lo ritrae come una piccola realtà che ha in sé una potenza misteriosa ed efficace, come un seme che muore sotto terra per germogliare e maturare. Il regno conosce un inizio, la predicazione di Cristo, uno sviluppo nel tempo, quello della Chiesa, ed una fine, la mietitura escatologica. Noi non conosciamo l’ora del compimento, ma lì dobbiamo guardare: considerare il presente alla luce della nostra patria futura. Il regno non è qualcosa da costruire con i nostri sforzi, ma un dono da accogliere con gratitudine. Attendiamo con pazienza, imitiamo il contadino che accarezza con lo sguardo i silenziosi campi seminati. Coltiviamo la fiducia, anche quando nulla sembra accadere. Perseveriamo nella speranza, che è certa perché si fonda sulla promessa del Signore.
La forza di un seme non sta nelle sue dimensioni, ma nella vita che contiene. Il minuscolo granello di senape diventa un albero che offre riparo agli uccelli. In ciò che è piccolo ed insignificante Dio manifesta la sua grandezza: lì trionfa nell’impotenza della croce. La forma più gratuita della sua presenza possiamo contemplarla nell’Eucaristia, che suscita la Chiesa. In essa il regno ogni giorno cresce, viene testimoniato grazie alla nostra disponibilità umile e gioiosa. E può dare frutti di salvezza, unendo l’umanità intera nella giustizia e nella verità.
Sr. M. Rosangela Bruzzone