O Dio, nostro Padre,
nella tua fedeltà ricordati di noi,
opera delle tue mani,
e donaci l’aiuto della tua grazia,
perché, resi forti nello spirito,
attendiamo vigilanti
la gloriosa venuta di Cristo tuo Figlio.
Per la Chiesa oggi è Capodanno. Questa prima domenica tende al ritorno del Signore: tutto acquista senso da questo evento decisivo. Per non assecondare la tradizionale, consumistica riduzione dell’Avvento a semplice preparazione del Natale accogliamo l’invito che la Parola ci rivolge: Vegliate! È la password per entrare in questo tempo liturgico. Perché vegliare? Per non dimenticare la meta del nostro cammino e per saper cogliere fin d’ora i segni di una Presenza. I discepoli hanno chiesto: “quando sarà la tua venuta?” Gesù risponde con una breve parabola: un uomo, dovendo assentarsi, affida la sua casa ai servi, ciascuno con un compito da svolgere. Il portinaio ha l’incarico specifico di vigilare, perché il padrone giungerà all’improvviso. A noi pare che con tutto il fracasso provocato da guerre, sconvolgimenti climatici, femminicidi … si stia svegli per forza. Invece no. Non sono le circostanze esteriori che ci fanno stare desti: tutt’al più non ci lasciano dormire. La vigilanza cristiana dipende dalla libertà interiore che non si lascia assorbire dagli affanni del presente né dalle preoccupazioni del futuro. È un’attesa operosa vissuta nella speranza. È saper valorizzare il momento che ci è donato. È l’arte di discernere i segni dei tempi, cioè di comprendere come la storia umana s’incontra con il progetto di Dio.
Nella prima lettura è accorata la supplica del profeta Isaia: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!”. In realtà i cieli sono già squarciati: il Verbo si è fatto carne, ha svelato il volto del Padre. Non ci resta che rendere continuamente grazie, come dice Paolo ai Corinti.
Sr. M. Rosangela Bruzzone